STAGIONE TEATRALE 2019 – 2020
Continua la nostra collaborazione con le compagnie teatrali di tutta Italia …
Continuano i nostri viaggi itineranti per l’Italia e per l’Europa….
Una grande soddisfazione e orgoglio ci accompagna …
Ci sentiamo parte integrante di un successo e una collaborazione che dura da anni…
TEATRO STABILE DELL’UMBRIA – IL MAESTRO E MARGHERITA
Un romanzo pieno di colori potenti e assoluti, tutti febbrilmente accesi, quasi allucinanti. Si passa in un attimo dal registro comico alla tirata tragica, dal varietà più spinto all’interrogarsi su quale sia la natura dell’uomo e dell’amore. Basso e alto convivono costantemente creando un gioco quasi funambolico, pirotecnico, in cui ci si muove sempre sulla soglia dell’impossibile, del grottesco, della miseria e del sublime.Un eterogeneo gruppo di attori dà vita alle magiche e perturbanti pagine di Michail Bulgakov; faremo palpitare i nostri cuori – dice Andrea Baracco – dando corpo a una delle più strazianti e straordinarie storie d’amore della letteratura, quella tra il Maestro e Margherita e quel loro rimanere fatalmente impigliati, imprigionati quasi, l’uno nel corpo e nella mente dell’altra.
TEATRO STABILE DELL’UMBRIA – LE AFFINITA’ ELETTIVE
Un grande gioco di equilibri e contrasti tra essere e dover essere, tra istinto e ragione, tra sensualità e moralità, tra immediatezza e riflessione, tra destino e volontà. La passione perde tutto il suo diritto, la sua felicità e la sua potenza quando cerca di venire a patti con l’agiata e garantita vita borghese. Carlotta ed Edoardo, dopo una lunga separazione, si ritrovano e decidono di sposarsi e si impegnano in maniera così ostinata nella difesa del loro rapporto tanto da isolarsi in un luogo lontano da tutto. L’equilibrio tanto ricercato viene però improvvisamente sconvolto dall’arrivo di un amico di Edoardo, il Capitano, a cui seguirà poco dopo l’arrivo della nipote di Carlotta, Ottilia. L’equilibrio coniugale entra in crisi e le affinità elettive cominciano progressivamente a stravolgere i legami.
VIOLA PRODUZIONI – LA MACCHINA DELLA FELICITA’
Qual è il suono che più di tutti significa gioia fin da quando eravamo bambini? Il campanello della ricreazione, quel suono prolungato e
felice che ci faceva tirare i quaderni in aria e ci catapultava nel divertimento. Ed è una vera e propria ricreazione “La macchina della felicità” di Flavio Insinna, uno spettacolo ricco di comicità, di racconti e di canzoni intrecciato alla trama dell’omonimo romanzo scritto dallo stesso Flavio e scandito dalla storia d’amore tra i due protagonisti Laura e Vittorio.
COMPAGNIA ORSINI – IL COSTRUTTORE SOLNESS
Solness, anziano e affermato costruttore edile, è ostile ai giovani, da cui teme di essere soppiantato. La giovanissima Hilde bussa alla sua porta; gli ricorda un incontro e una promessa di dieci anni prima, fatta a lei, bimba, da lui al vertice del successo. Solness non rammenta ed è tormentato dal senso di colpa per un episodio all’origine della sua fortuna sociale, professionale ed economica, ma anche dell’infelicità sua e della moglie. Hilde gli offrirà un possibile riscatto…
COMPAGNIA ORSINI – IL NIPOTE DI WITTGENSTEIN
Un’eccezionale prova d’attore di Umberto Orsini in uno dei suoi spettacoli più riusciti. È la proiezione letteraria dell’autore, Thomas Bernhard, che raffigura se stesso nell’atto di descrivere a una donna, silenziosa ascoltatrice, la storia di una amicizia singolare che lo vide protagonista.
EMILIA ROMAGNA TEATRO – LA GIOIA
Tante cose ho visto e vissuto in questi anni, spesso dimenticate, ma quegli occhi gioiosi nella discarica di Manila e sulla riva del Gange, li porterò con me per tutta la vita.
Penso a questo spettacolo La Gioia come ad un racconto semplice, essenziale.
Penso alla gioia come a qualcosa che c’entra con l’uscita dalla lotta, dal dolore, dal nero, dal buio.
Penso ai deserti, penso alle prigioni, penso alle persone che scappano da quelle prigioni, penso ai fiori». Pippo Delbono
EMILIA ROMAGNA TEATRO – ORCHIDEE
L’orchidea è il fiore più bello ma anche il più malvagio, mi diceva una mia amica, perché non riconosci quello che è vero da quello che è finto. Come questo nostro tempo. In Orchidee c’è, come in tutti i miei spettacoli, il tentativo di fermare un tempo che sto attraversando. Un tempo mio, della mia compagnia, le persone che lavorano ormai da molti anni con me, ma anche un tempo che stiamo attraversando e vivendo oggi tutti noi. Italiani, europei, occidentali, cittadini del mondo.
Un tempo confuso dove mi sento, ci sentiamo, in tanti, credo, sperduti… (Pippo DelBono)
BALLETTO DI ROMA – LO SCHIACCIANOCI
Sulle note di Pëtr Il’ič Čajkovskij Massimiliano Volpini porta in scena, attraverso una danza fresca e attuale, una riflessione lucida e insieme poetica sul classico natalizio che tutti conosciamo, stimolando lo spettatore a osservare la fiaba da più punti di vista. Pur nella conservazione del binomio realtà/sogno, questo Schiaccianoci scopre i risvolti terreni e umani di una società contemporanea piena di contraddizioni. Una rilettura carica di emozioni positive, che ci fa assaporare una prospettiva di trasformazione continua, delle persone e delle cose.
BALLETTO DI ROMA – IO DON CHISCIOTTE
In questa versione del romanzo spagnolo di Cervantes il protagonista non smette di incarnare la doppiezza, la “con-fusione” degli opposti. Al centro della scena, senza un significato presunto univoco, ci sono i rottami di una macchina abbandonata, cavallo da corsa dei nostri giorni, simbolo di un mondo in trasformazione continua.Sempre in bilico tra intenzioni logiche, razionali, ben espresse e azioni assurde, temerarie, Don Chisciotte, con il suo sguardo strabico sulla realtà, conquista la gloria attraverso avventure sconnesse e poco calcolate, imponendo la propria illusione sulla realtà con eroico sprezzo del ridicolo
PICCOLO DI MILANO – TRAGEDIA DEL VENDICATORE
Intrighi, congiure, omicidi di stato, travestimenti e il rimpianto di un amore stroncato sul nascere: torna in scena la messa in scena di Declan Donnellan del classico barocco di Thomas Middleton. Ritmo, energia, ironia e passione per raccontare la storia di Vindice e della sua implacabile vendetta.
PICCOLO DI MILANO – RITORNO A REIMS
A partire dal saggio del filosofo francese Didier Eribon, Thomas Ostermeier realizza un progetto teatrale transnazionale per raccontare i mutamenti della politica e della società nell’Europa occidentale. La storia di un uomo e della sua difficile riconciliazione con il passato è lo spunto per riflettere sul concetto di identità, di un singolo e di un intero Paese.
COMPAGNIA MAURI STURNO – RE LEAR
Padri indegni e figli inetti, padri indegni che hanno generato figli inetti, le madri assenti, estromesse dal dramma, parafrasando Amleto, qui la fragilità è tutta e solo maschile. Nessuno dei personaggi è in grado di regnare, di assumersi l’onere del potere, nessuno sembra avere la statura adatta, nessuna testa ha la dimensione giusta per la corona, chi per eccesso, vedi Lear, chi per difetto vedi tutti gli altri. Solo giganti o nani in questo universo dipinto da Shakespeare. I tormenti di Lear, di Gloucester, i turbamenti di Edgar, i desideri di Edmund, i tremori e i terrori delle tre figlie del Re, Cordelia, Goneril e Regan, attraggono da sempre perché la complessità e in alcuni casi la violenza che produce il conflitto generazionale è per forza di cose universale
COMPAGNIA MAURI STURNO – I FRATELLI KARAMAZOV
Dostoevskij non giudica mai: racconta la vita anche nei suoi aspetti più negativi con sempre una grande pietà per quell’essere meraviglioso e a volte orrendo che è l’essere umano. La famiglia Karamazov devastata da litigi, violenze, incomprensioni, da un odio che può giungere al delitto, oggi come oggi appare, purtroppo, un esempio di questa nostra società così incline all’incapacità di comprendersi e di aiutarsi. Anche il sentimento dell’amore spesso viene distorto in un desiderio insensato di violenza. Così sono i Karamazov – Così siamo noi? Ma Dostoevskij è un grande poeta dell’animo umano e anche da una terribile storia riesce a donarci bellezza e poesia. (Glauco Mauri)
COMPAGNIA MAURI STURNO – FINALE DI PARTITA
L’opera di Beckett è una parodia, unica forma che beffeggia le altre nell’epoca della loro impossibilità, dell’esistenzialismo come riflessione sull’individualità, la solitudine dell’io di fronte al mondo, l’inutilità, la precarietà, il fallimento, l’assurdo dell’esistere, i limiti e le possibilità della libertà individuale, incentrando queste riflessioni intorno alla domanda: che cosa vuol dire esistere?
Il teatro non può far altro che dichiarare la negatività del presente e avere una sua positività proprio nella dichiarazione del negativo
TEATRO DEGLI INCAMMINATI- FALSTAFF E IL SUO SERVO
Falstaff, uomo di disperata vitalità, è uno dei personaggi più popolari del canone shakespeariano. Lo spettacolo, ripercorrendo gli ultimi giorni di vita di Falstaff, evoca tutte le sue avventure: un teatro nel teatro nel quale il Servo assume il ruolo di regista demiurgo e Falstaff quello di eroe tragicomico, biglia impazzita nel gioco della vita.
Ne viene fuori un catalogo delle beffe (tutto nel mondo è burla, dirà lucidamente il Falstaff di Verdi/Boito) subìte dal personaggio fino all’epilogo
drammatico: la rottura con l’amico/allievo di sempre Enrico e l’abbandono in solitudine, lontano da quella guerra di Agincourt dove tutti gli altri – non lui – conquisteranno gloria eterna.
TEATRO STABILE FRIULI VENEZIA GIULIA – I MISERABILI
Un miserabile : un galeotto, uno che vive nei sotterranei più impenetrabili della società , non è quasi più un uomo. E il nostro presente è pieno di uomini così: i poveri, coloro che non hanno niente, che non possono contare sul futuro, che non hanno scorte da consumare e possono sperare solo nella piccola fortuna che potrà garantire loro un altro giorno, un’altra ora. In questa terra di nessuno, buoni e cattivi si mescolano, non ci sono valori che li possano distinguere: solo fatti, casi, eventi.
TEATRO STABILE FRIULI VENEZIA GIULIA – L’ONORE PERDUTO DI KATHARINA BLUM
L’irreprensibile e prude segretaria Katharina Blum incontra ad un ballo di carnevale Ludwig Götten, un piccolo criminale, sospetto terrorista. Trascorre la notte con lui e l’indomani, non del tutto consapevole della situazione, ne facilita la fuga. Katharina viene brutalmente interrogata dalla polizia con la quale collabora solo in parte. Nel frattempo la stampa scandalistica, attraverso lo spietato giornalista Werner Tötges, violando ripetutamente la privacy di Katharina e manipolando le informazioni raccolte, ne fa prima una complice del bandito e poi una vera e propria estremista.
TEATRO DI ROMA – RAGAZZI DI VITA
A restituire la vitalità travolgente di quel piccolo popolo di ragazzi, protagonisti del primo romanzo che Pasolini scrisse nel 1955, è la regia sapiente di Popolizio che miscela ironia e durezza, spregiudicatezza e pudore, in un affresco polifonico sul quale il “narratore” Lino Guanciale si aggira come uno “straniero” in visita, mediatore fra platea e palcoscenico, filo conduttore di tutte le storie. “Racconti di vite” con cui Popolizio ci restituisce il grottesco di questo sciame umano che dai palazzoni delle periferie si sposta verso il centro: «Ho cercato di dar vita ad uno spettacolo corale in cui gli attori vengono proiettati in situazioni che si passano da testimone a testimone, e in cui i vari pezzi sono assemblati da un furore collettivo che fa da collante allo svolgersi della storia. Una drammaturgia che non ha una base psicologica, bensì realistica, per rimandare a un certo modo di dire e di essere di una determinata Roma».
TEATRO DI ROMA- UN NEMICO DEL POPOLO
Scritto da Ibsen nel 1882, Un nemico del popolo è un testo attuale che racconta con spietata lungimiranza il rischio che ogni società democratica corre quando chi la guida è corrotto, e la maggioranza soggiace all’autorità pur di salvaguardare l’interesse personale. Protagonista e regista Massimo Popolizio.
TEATRO STABILE DI BRESCIA – L’HEURE ESPAGNOLE
Siamo in un vecchio cinema e il movimento dei personaggi è in costante dialogo con un grande schermo su cui vengono proiettate immagini in bianco e nero che aiutano e entrare nel formidabile meccanismo comico dell’opera. La lettura registica, che è anche un omaggio al cinema italiano, serve con ironia e gusto la drammaturgia, senza caricare eccessivamente in termini di gestualità.
KHORA – VAN GOGH L’ODORE ASSORDANTE DEL BIANCO
È il 1889 e l’unico desiderio di Vincent è quello uscire dalle austere mura del manicomio di Saint Paul. Le sue speranze sono riposte nell’inaspettata visita del fratello Theo che ha dovuto prendere ben quattro treni e perfino un carretto per andare a trovarlo. Come può vivere un grande pittore in un luogo dove non c’è altro colore che il bianco? Attraverso l’imprevedibile metafora del temporaneo isolamento di Van Gogh (interpretato da Alessandro Preziosi), lo spettacolo di Khora.teatro si trasforma in una sorta di thriller psicologico attorno al tema della creatività artistica che lascia lo spettatore con il fiato sospeso dal primo all’ultimo istante.